La condivisione dei dati e delle informazioni tra le forze dell’ordine e le autorità giudiziarie dei diversi Paesi membri rappresenta – e l’argomento è di straordinaria attualità specie dopo i drammatici fatti di Parigi e Bruxelles – un irrinunciabile strumento per garantire la sicurezza nel vecchio continente.
Condividere ed analizzare i dati personali dei quali le autorità dei diversi Paesi europei sono già singolarmente in possesso più che continuare a raccogliere ed ammassare quantità industriali di dati personali in silos verticali e nazionali.
E’ così che, dopo le stragi terroristiche di Parigi e Bruxelles, l’intelligence europea dovrebbe rispondere alla minaccia terroristica, come ben ha fatto presente il forum della pubblica amministrazione.
Conciliare libertà di movimento dei dati a tutela della sicurezza di tutti cittadini europei con l’esigenza di proteggere tali dati, quando vengono affidati alle autorità giudiziarie di polizia, è l’obiettivo primario di questa direttiva.
Una direttiva deve essere recepita con un provvedimento legislativo nazionale e la data ultima perché venga emesso questo provvedimento è stata fissata al 6 maggio 2018.
A tal proposito, gli Stati membri dovranno, entro la suddetta data, far propri, da un lato la tutela dei diritti e delle libertà fondamentali delle persone fisiche, in particolare il diritto alla protezione dei dati personali; e dall’altro devono garantire che lo scambio dei dati personali da parte delle autorità competenti all’interno dell’Unione, qualora tale scambio sia richiesto dal diritto dell’Unione o da quello dello Stato membro, non sia né limitato né vietato per motivi attinenti alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali.
Ad onor del vero occorre specificare che molte – la maggior parte – delle disposizioni contenute nella direttiva 680/2016 ricalcano e assorbono le disposizioni di cui al regolamento europeo 679/2016 sulla protezione dei dati personali.