Gli studi confermano che numerose sono le situazioni che denotano uno stato patologico dell’ambiente di lavoro – sia pubblico che privato – con inevitabili conseguenze soprattutto per i lavoratori, ma con ricadute anche per i datori di lavoro.
La flessibilità esasperata, propria dell’attuale contesto lavorativo, ha come logica conseguenza l’affacciarsi prepotente di malattie di natura psico-sociale.
Risulta fondamentale porre sempre di più l’accento sul concetto di Salute, che come definito dall’OMS nel 1948 è “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non la semplice assenza dello stato di malattia”.
Per salute quindi non intendiamo uno ‘stato’ ma una condizione dinamica di equilibrio, fondata sulla capacità del soggetto di interagire con l’ambiente adattandosi al continuo modificarsi della realtà circostante.
Nel mondo del lavoro esistono, accanto a fattori di rischio specifici, responsabili di malattie professionali, numerosi altri agenti capaci di turbare lo stato di salute dell’individuo e dell’intera Organizzazione, creando fenomeni di disadattamento e reazioni di stress, da cui possono derivare malattie, non specifiche, ma certamente collegate alla professione.
È opportuno, oltre che doveroso, creare un assetto che valuti, verifichi, predisponga e pianifichi gli interventi migliorativi e/o correttivi a tutela del benessere personale ed aziendale dei soggetti coinvolti. In questo le normative ci aiutano a delineare gli standard di conformità alle situazioni critiche che si intervallano nelle attività lavorative; spetta ai soggetti responsabili all’attuazione di tali procedure di protezione e prevenzione adoperarsi con coscienza e scrupolo affinché le situazioni di pericolo siano minimizzate fino all’azzeramento totale.